Il mio grosso grasso matrimonio italo-spagnolo 12: viva gli sposi

È fatta, è andata, si sono sposati!
Siamo andati, abbiamo festeggiato, siamo tornati e gli sposini sono già in Cambogia.

Tutto qui?

Certo che no!!!

Sveglia alle quattro del mattino per essere in aeroporto in tempo utile. Talmente utile che abbiamo fatto colazione là… muuuffin… sbav.
Tempo di finire la colazione e passare l’infinita coda del metal detector e l’aereo ha già imbarcato quasi tutti. Alcuni amici di mio fratello mi riconoscono e mi salutano come se mi conoscessero da una vita. Mbabbeh, ciao, bene che ci siate. (Sì, mi distinguo sempre per affabilità, che ci posso fare, mi disegnano così).
Un’ora e cinquanta di aereo, la cuginetta dorme, la nonna è pacifica, la zia C si immerge nella lettura di un libretto becero per far passare il tempo, tutti gli altri cercano alla bell’e meglio di recuperare qualche minuto di sonno, con ahimé scarsi risultati.
Atterriamo, il tempo è bello, recuperiamo le valigie, recupero dallo sposo il numero di cellulare di qualche invitato perché ci si era dispersi tutti per il terminal 1 di Madrid Barajas. “Siamo al bar a fare colazione”. Ok, facciamone un’altra, tanto dobbiamo aspettare un altro invitato che arriva con un altro volo. Ciambeeeella… sbav.
È ora di andare, ultima pausa pipì per tutti, recuperiamo chi dobbiamo recuperare… e poi iniziamo ad andare avanti e indietro per l’aeroporto cercando Javier, l’autista del pullman… Che dopo un po’ finalmente arriva col cartello -che aveva dimenticato sul pullman e che quindi era tornato a prendere- con due anelli disegnati e “Boda Filippo y Maria”. Ok, ci siamo.
Saliamo, mollo l’elenco agli amici di mio fratello e davvero si fanno l’appello come a scuola. Che carini.

Due ore e mezza di pullman, la cuginetta E dorme, la nonna è serafica, la zia C si reimmerge nella lettura di un libretto becero per far passare il tempo, tutti gli altri cercano in qualche modo di recuperare qualche minuto di sonno, con risultati non poi così scarsi.
La giornata è bellissima, le distese di campi spagnoli sono completamente gialle, Salamanca si annuncia da lontano con la Cattedrale nuova che svetta imponente.
Depositiamo gli amici al loro albergo, dove li aspetta lo sposo che facciamo salire a forza sul pullman per salutarci (“Diamine, potrò salutare mio nipote o devo aspettare che si sia sposato?” “E che vuol dire, non può salire un attimo a darci un bacio? È pur sempre mio nipote!” e via discorrendo).

Arriviamo al nostro albergo, molto carino, ci sono i miei genitori che ci aspettano, con un po’ di confusione facciamo check in e “fra mezz’oretta ci troviamo qui giù che andiamo a mangiar qualcosa” ok.
Tempo di salire, levare l’abito dalla valigia -che se no si spiegazza-, preparare il pigiama sul cuscino, mettere il beauty in bagno…

E accorgermi di aver lasciato in Italia le lenti a contatto.

Seguono imprecazioni in tutte le lingue che conosco.

Continuano a seguire imprecazioni.

Impreco ancora un po’.

Scendiamo per pranzo (ovvero le quattro del pomeriggio), decisa a trovare un paio di lenti usa e getta, sperando che ci sia una gradazione che si avvicini almeno un po’ alla mia talpitudine… che comparire struccata e occhialuta nelle foto del matrimonio di mio fratello non me lo perdonerei mai… ma soprattutto ho l’abito verde e gli occhiali rossi a scacchi bianchi… cioè… parliamone… è che quelli neri non erano più di moda quando li ho comperati e quindi non c’era proprio modo di averne un paio neri… ma sorvoliamo, torniamo a Salamanca e al matrimonio.

Svegli dalle quattro del mattino, sballottati in vari mezzi di trasporto, con una bambina di 10 anni, una nonna di 79 e un prozio di 84, al seguito… papà pensa bene di rimettersi in modalità tour operator e vuole farci visitare mezzo centro storico, farci mangiare tapas in piedi alle casettine della festa nazionale e continuare a girare… viene aspramente redarguito da mamma, alcuni si fermano nel secondo barettino che incontrano (al primo erano stati cazziati… porelli), noi (mamma, papà, zio A, la cuginetta, Sa ed io) andiamo in piazza e pranziamo… a tapas!!! Buonissime, veramente buonissime. Croccheeeeette… sbav!
E la piazza… vabbeh, che dire, è bellissima!!!

Salamanca plaza mayor

Arranchiamo belli pieni all’albergo, cadiamo tutti in catalessi per almeno un paio d’ore. Mia mamma, già dotata di ferro e asse da stiro, si offre di eliminare eventuali pieghe da giacche e camicie. Ne approfittiamo. Poi schizziamo a cercarmi le lenti a contatto.
Oh guarda che culo, una mega ottica gigante, con cartello “specializzati in lenti a contatto usa e getta” proprio dietro l’albergo! Proviamo!
Non hanno lenti a contatto in negozio.
Ah.
Beh.
Geniale.

Proviamo altre due farmacie e finalmente nell’ottica in cui mi mandano hanno una confezione da -8 (-8,50 sarebbe stato meglio ma non è certo il momento di fare la pignola).
Abbandoniamo la velocità Warp e torniamo alla casabase con un passo umano.
“Hai trovato le lenti?” chiede mio fratello “Che hai messo la famiglia in pensiero” mi dice, manco fossimo i Corleone.
Allora entro sventolando la scatola.
“Le hai trovate?”
No… è un mazzo di carte napoletane per giocare a briscola… “Sì, sì, trovate”.

Usciamo a cena, sono ormai le nove, recuperiamo anche gli zii e cugini da parte di papà, ceniamo a suon di pinchos (le tapas qui si chiamano pinchos), mi avvinazzo a suon di Tinto de Verano (solo due bicchieri, che vuoi mai che sia).
Torniamo, approfitto della mega vasca dell’albergo per mettermi in ammollo in acqua calda e schiuma, le gambe ringraziano. Dormo come un bambino.

La gente normale ha un bicchiere d'acqua sul comodino... in Spagna si va di Tinto de Verano!

La gente normale ha un bicchiere d’acqua sul comodino… in Spagna si va di Tinto de Verano!

Ci svegliamo abbondantemente prima della sveglia, puntata alle otto e mezza (sapevatelo: la cerimonia sarebbe stata alle undici e mezza), ma decidiamo di continuare a poltrire. Poi scendiamo a fare colazione. Vengo a sapere che mio fratello ha già fatto tutto, è in camera ad aspettare il fotografo.
“Ma dobbiamo prepararci tutti per fare le foto del prima con lo sposo?”
“No no, solo lui”
Ok, meno male, faccio colazione con calma.
Torniamo in camera, inizio pigramente a prepararmi, suona il telefono della stanza, risponde Sa “Sì pronto? … Sì… Ah… Sì, ok… Ci vorrà ancora un po’ però… ok, d’accordo”.
Toc toc sulla porta del bagno
“Ohi, dimmi?”
“Era tuo papà… ha detto che c’è giù il fotografo e devi andare a far le foto”
“Ma checc… avevano detto che non serviva, ci metterò ancora un’eternità, sono ancora in mutande!!!”
“Sì sì ma ha detto di non preoccuparti, di far con calma”

Seee… far con calma… dopo una comunicazione del genere?
Comunque cerco di fare più rapidamente e accuratamente possibile (ovvero: mission impossible).
Metto le lenti, pensavo peggio… “Come vanno?” “Massì, ci vedo, tempo di sera sarà come essermi fatta di acido ma dovrei reggere”.
Mi mancano solo le scarpe e il profumo e bussano alla porta
“Arrrrriiiiiiiiiivooooooooooooo!!!”
È la cuginetta E, ha bisogno il coprispalle, sì ok, tieni, ciao, anzi no aspetta, ho le sopracciglia uguali, che non è che ci veda gran ché! “Sì uguali, stai bene tata”
Ribussano alla porta
“Aaaaaaaaarrivoooo!”
È lo sposo, è questione di occhiaie. Non dico altro per un contratto non scritto di solidarietà fraterna.

Scendo dai miei “E le foto?”
“Non si fanno più, il fotografo è andato”
Mapporc… “Ah, vabbeh, allora vado su a sistemar due cose poi vi aspetto nella hall”
Sia messo agli atti: la mia mamma era bellissimissima e ho continuato a dirglielo *_*
E anche il mio papà col tight era proprio un figurino.
Fra l’altro ho incassato un po’ di complimenti, fanno sempre piacere.

Sappiate che in tutto questo Sa ha dato prova di una rilassatezza zen davvero invidiabile.
Scendiamo nella hall, belli come il sole (posso dirmelo da sola? Sì dai, posso).
Ci sono i testimoni dello sposo, in tight e mezza tuba, c’è lo sposo, con su un paio di improbabili occhiali da sole rossi. Meglio così, che rida, che si rilassi.
Siamo tutti bellibellissimi.
Ah, mia nonna non mi aveva riconosciuto in ascensore “Buondì!” “Buongior… ah ma tsè tì!”
“Cristina! Che cambiamento! Irriconoscibile” grazie zio, per questo complimento che dice implicitamente che di solito sono un bozzolo, grazie.
“Sai che forse è la prima volta che ti vedo con su un paio di tacchi?”
“Molto probabile”
Risate generali, sì, mi distinguo sempre per verve comica, che volete fare, mi disegnano così.

Arriviamo (in taxi, deo gratias, che i piedi già mi facevan male a star seduta), ciao ciao tutti, baci, abbracci, cazzate, risate, il prete spiccio (“Cri, c’è un druido che ci fissa” “Sa, è il prete” “Ah”) fa entrare tutti e si perde poco in ciance.
Una volta entrati tutti gli ospiti si entra a corteo: lo sposo con la mamma, il papà dello sposo con la mamma della sposa (che come ci mettiamo in fila inizia a piangere), la sorella dello sposo (che sarei io, ndr) e il fratello della sposa, altre due coppie di testimoni, i bambini con gli anelli, la sposa con suo papà.

In Spagna i testimoni stanno dietro l’altare, dietro al parroco… e guardano in faccia gli sposi per tutto il tempo. Posti d’onore insomma… gran bel biglietto che mi hai recuperato, fratello!
Il fratello della sposa ha l’occhietto lucido ma regge, le due testimoni della sposa invece colano acqua dagli occhi per tutto il tempo.
La sorella dello sposo (che sarei sempre io, ndr) caccia giù due o tre magoni grossi come la Catedral Nueva, che non poteva certo rovinarsi il trucco davanti a tutta quella gente! I testimoni dello sposo gli fanno battutacce sceme da dietro il parroco… e quello (lo sposo, non il parroco) giustamente sghignazza tutto il tempo… o quasi.
“Guarda com’è felice tuo fratello, che faccia contenta!”
Io lo guardo, vedo gli elastici invisibili che lo tirano e lo tendono.
“Sì, felice, tirato come una corda di violino ma felice”
“Tua mamma è tranquillissima!”
“Mia mamma È serafica”
“Tuo papà invece sta piangendo da quando si è seduto”
Sì, intuivo una faccia rossa, maledette lenti del -8!
La sposa arriva sull’altare e si fa riconoscere subito per la sua risata contagiosa.

Cerimonia spiccia, il prete-druido-showman prende il microfono e scende fra le panche a chiedere cosa ci vuole in un matrimonio per farlo funzionare. In breve si trasforma in un continuo augurio di felicità.
Io riesco a biascicare solo un “Dovete divertirvi” scaturito da un discorso mio interno più profondo di “uscite a ballare”, intendevo “Bisogna saper ridere nella vita, stare con qualcuno che ti faccia star sereno e allegro”, ma vabbeh, spero l’abbiano capito.

Finito, firmo con una grafia da quinta elementare il documento di nozze, escono, riso, coriandoli, baci, foto, abbracci, ancora lacrime.

E una terribile discesa (45% di pendenza secondo me) sull’acciottolato per raggiungere i pullman che ci porteranno alla Finca, luogo del ricevimento. Coi tacchi. Non aggiungo altro.

Mezz’oretta di campi gialli, arriviamo in un posto degno di qualche western, bellissimo.
Pianoforte elettrico, sax e contrabbasso suonano lounge a un volume fantastico. Jamon, mojitos, formaggi e tapas a tutto spiano.
Vedo tre falchi che girano in cielo, c’è profumo di lavanda, i piedi mi uccidono, il tempo regge nonostante le previsioni e i nuvoloni neri in avvicinamento, gli amici portano l’attrazione della giornata: Enzo, un orso di peluche grande quanto una poltrona.
Lo siedono al tavolo degli sposi e si continua a mangiar tapas, bere, conversare e far foto. Tante foto. Troppe foto. “Basta con ste foto!” sbotta lo sposo alla prima e unica che nostra mamma tenta di fargli.

boda03

I miei famosi numeri… devo dire che questo 3 non è di quelli che mi son riusciti meglio… umpf

Entriamo in sala, i tavoli hanno i nomi delle strade dove abitavano e giravano in Erasmus, dove si sono conosciuti e innamorati.
Caccio giù un altro magone.

Siamo tutti seduti, entrano gli sposi, parte la Ola, arrivano al tavolo e vedono Enzo, partono le risate e poi mio fratello tenta di far sparire Enzo… che torna con una sedia tutta sua e si siede al tavolo degli amici. Ci guadagna anche una mezza tuba dai testimoni.

Si mangia, si beve, si parla, si ride, si scherza, partono i cori “Li-mo-ne-li-mo-ne” e mia nonna “Sl’è chi disan?” (cos’è che dicono?) “mmmaaaah… boooh… non lo so, non capisco” nicchiamo noi, papà traduce “Beso” per gli spagnoli. Diplomazia: la stiamo facendo bene.

 

A quanto pare un’amica (podologa) della sposa ha portato cuscinetti per i piedi per tutte… ma quando arrivo io sono finiti (scoprirò poi che un paio se l’era messo la cuginetta E… che aveva un paio di ballerine rasoterra… oooooommmm stai calma e zen).
Fuori diluvia ma fortunatamente ormai siamo al riparo belli tranquilli.
Lo zio G, l’84enne, è preoccupatissimo di non aver ancora trovato una compagna di ballo… adora ballare e vuole ballare e spera tanto ci sia almeno un valzer, ma se non ha nessuna con cui ballare è un problema… gli amici dello sposo se lo prendono in simpatia e promettono di trovargli “qualche sgarzola”. Non hanno capito un accidente e si vedranno bagnare il naso da un ottantaquattrenne che ne ha fatte ballare almeno quattro. E pure bene.

Ma torniamo indietro di un passo, ché gli sposi devono aprire le danze.
La preoccupazione di mio fratello era trovare qualcuno che creasse un diversivo, tipo fingere di svenire, così il minuto e venti di danza d’apertura si sarebbe ridotto ulteriormente.

Ma io non mi perdo mio fratello che balla per niente al mondo. Ci schieriamo tipo squadrone della morte, armati di fotocamere e cellulari.

Parte la canzone che ha scelto la sposa “Meravigliosa creatura” di Gianna Nannini. E mentre ho l’ennesimo magone in gola, mentre mi si riempiono gli occhi di lacrime a pensare a cosa significano, per la loro storia, le parole della canzone, mentre mi rendo conto che la sposa sta canticchiando nell’orecchio dello sposo “meravigliosa creatura” e rischio di non trattenere più le lacrime, mio fratello si gira, la guarda, vede gli occhi lucidi, scoppia a ridere e le dice “Que tonta!”, che si legge proprio “Che tonta!” e significa proprio “Che tonta!”.
Ah, romantici.

Le altrettanto famose bomboniere, con Clothilde special guest molto interessata!

Le altrettanto famose bomboniere, con Clothilde special guest molto interessata!

Poi il resto del mondo si infila nelle danze, ballo con Sa, ballo addirittura gli ultimi due secondi di “Fly me to the moon” con mio fratello. Mission accomplished: dopo 27quasi28 anni su questa terra sono riuscita a ballare con mio fratello. Oh yeah.

Mi infilo di soppiatto a recuperare delle espadrillas, gentilmente offerte dagli sposi a tutti i piedi doloranti delle invitate. “Avete anticipato un po’ i tempi” mi sgrida lo sposo… ma poi porta fuori i cesti per tutte quante… che ne approfittano ben volentieri!
Qualche foto stupida con boa di piume dai colori fluo, occhialoni ridicoli e sagome di baffi, cappelli e corone.
Caramelle, open bar (al quale faccio una fila invereconda per una bottiglia d’acqua, mi raggiunge un amico dello sposo “Cristina, siamo stortissimi!” “Ma non mi dire!”), poi io e Sa ci ritiriamo su due sedie a chiacchierare un po’. A far giocare un po’ la cuginetta E che ha scoperto qual è il rovescio della medaglia di un matrimonio: non è come in tv, non è solo balli e divertimento, è anche giornate interminabili e punti morti.
“Almeno tu hai ballato tata!” “Vuoi andare a ballare?” (Chiedo, pur sapendo quanto sia ignara, quella decenne, di quale sacrificio io abbia fatto a fare una domanda simile, considerando che ormai da Michael Bublé e Gipsy King si era passati a musica da discoteca e dubstep beceri…) “No adesso no” (fiiiiiuuuu).
Nel frattempo la sposa si ritira in un angolo con una sua amica, e iniziano a ballare il flamenco. Rimango completamente ammaliata *_*
Poi dopo un po’ parte una canzone che conosce “Tata andiamo a ballarla questa ti preeeeegooo???” “eh… andiamo!”.
Io saltello tipo foca ammaestrata, lei fa tutti i passi della coreografia. Vabbeh, mi diverto a vederla. E tanto c’è anche Enzo in pista (ormai la mezza tuba però l’ha persa).

Approfittiamo del primo pullman di ritorno, ore otto e mezza, sì, sono pinsio e me ne vanto, ok??? La mia resistenza in contesti con musica da discoteca a tutto volume, folla di gente ammassata dentro perché fuori piove e cortina di fumo di sigari (gentilmente offerti a fine pasto) è ridotta. Mi prendo qualche cazziatone alla “Ma nooooo! La sorella dello sposo deve restare fino alle undici… e poi andiamo tutti in discoteca!!!”.

Sapevatelo: non scherzavano. Sono rimasti tutti fino alle undici e poi sono andati anche in discoteca, una volta di ritorno a Salamanca.

Io invece insisto ad essere impopolare, saluto la sposa nonché mia nuova sorella, saluto lo sposo, i genitori della sposa, qualche parente random, ciao ciao ciao.
Tento invano di abbioccarmi sul pullman del ritorno e come entro in camera (siano benedette le espadrillas che hanno risparmiato i miei poveri piedi) levo il mio bellissimo vestito verde, respiro di nuovo… aaaahhh!

Dopo mezz’oretta di riposo, in jeans e maglietta e con la faccia struccata, “Sa… lo sai che c’è?” “Cosa?” “Ho fame…”
E allora usciamo di nuovo per un paio di pinchos, niente Tintito sta volta però…
Poi riapprofitto della mega vasca, le gambe ringraziano di nuovo. Dormo di nuovo come una bambina.

La mattina dopo supermega colazione continentale… sbav! (dovevamo tirare fino alle quattro, quando fossimo stati in aeroporto di nuovo!!!)
Lo sposo scende con una faccia stravolta. Bene, si è divertito.
La sposa scende con la stessa faccia con cui scendeva in cucina quando veniva a trovarci in Italia: bella come il sole e con un sorriso abbagliante.
(Avete idea di cosa faccia all’autostima una bellezza del genere in pigiama di hello kitty? Mentre voi siete lì col pigiama di pile ormai elettrificato, le pieghe del cuscino fin sul braccio e i capelli a nido di cicogna? Niente, non fa niente, perché te la vedi davanti, sospiri e pensi “Fortunello mio fratello!”. Sì, penso in rima, che ci posso fare, mi disegnano così).

Di nuovo baci, abbracci, parenti, chiacchiere, cazzate, niente lacrime per fortuna.
E si ritorna a casa… aereo con un’ora di ritardo, tempesta di fulmini evitata per un soffio, casa silenziosa, tranquilla, solitaria, la Puzzina tutta frullina e contenta di vederci.
Gli sposi in Cambogia, poi Birmania, poi Tailandia. Tanti auguri, tante raccomandazioni, compresa la mia: “Portatevi i fermenti lattici”.

Ah… che stile che ho sempre eh?

E non lo so che la stavate aspettando? Cheeeeese, eravamo proprio bellibellibelli U_U

E non lo so che la stavate aspettando? Cheeeeese, eravamo proprio bellibellibelli U_U

PS
Niente foto degli sposi, lo so, ma a loro non ho chiesto se posso pubblicarli… non credo sappiano nemmeno che ho raccontato cazzi e mazzi loro a tutto spiano!!! XD

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4 pensieri su “Il mio grosso grasso matrimonio italo-spagnolo 12: viva gli sposi

  1. ZiaC.

    Finalmente …. erano giorni che aspettavo i commenti ….
    ……. com’era beeelllooooo il mio nipotino ……….. mi vengono ancora i lacrimoni
    e posso dire con soddisfazione che anche le mie nipotine in verde cromatico erano strepitose
    …..e la sposa STUPENDA …………e gli amici simpatici ……… e le sorelle superchic ………e gli uomini di casa elegantissimi ……e la nonna un amore ………..e il posto bellissimo …. e il cibo buonissimo………. quasi quasi mi dispiace che è tutto finito, dopotutto sono solo otto mesi che ne parliamo …… meno male che tra poco è Natale
    ZiaC.

  2. lilas48

    Non chiedermi come ci sono finita sul tuo blog…Non saprei, ma ho letto sia il post sulle bomboniere che questo. Mi sono divertita un sacco …Ah, potrei essere tua madre. Io ho una delle figlie che convive con uno spagnolo…Come non identificarmi? 😉

    Ah, ora mi è venuto in mente come ho fatto a piombare sul tuo blog: ho digitato su google “Regalo per consuocera spagnola” e sono stata indirizzata al tuo post sulla bomboniera. Ovviamente, da lì, non potevo non andare a cercare come finisse il tutto….

    Ripeto, scrivi molto bene e ti si legge a fulmine. Sei anche molto carina e hai un bellissimo sorriso: nulla da invidiare alla cognatina castellana!! 😉

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