Di uomini, valentini e femminismo

Antefatto: la mia amica Anna sta frequentando un master. Io che già l’ammiravo tantissimo prima, quando s’era rimessa a studiare, adesso la ammiro ancora di più perché rimettersi a studiare un’altra volta ancora, pur lavorando, richiede una spina dorsale in adamantio (sì, come Wolverine) che a me manca, e quindi è il mio supereroe personale.
Comunque, questo master ha dei vantaggi: stiamo istituendo le cene del venerdì-master, ovvero lei torna tardi e, con Chiara che ci scarrozza gentilmente, andiamo a mangiare fuori per fare quattro sane chiacchiere fra amiche.

minion wolverine

Questo comporta anche la telefonata che segue: chiamo al ristorante giapponese scelto per il nostro terzo venerdì
“Buongiorno, vorrei prenotare un tavolo per venerdì sera”
“San Valentino?”
Cavoli! Venerdì sera è san Valentino! Ma non mi importa! Io devo uscire con le mie amiche, quindi no, non è per san Valentino, ma sì lo so che quel venerdì è san Valentino ma insomma non voglio soccombere a chissà quale menu stereotipato superprezzato, voglio solo dell’onestissimo, abbondantissimo (e possibilmente del tipo “sake”) sushi fra amiche…
“No, siamo in tre” (risposta di una consecutio imbarazzante)
“…va bene, ma… Ok venerdì 14” (grazie, mi hai capita!) “Facciamo due turni però, sette e mezza o nove e mezza”
Maledetto master… “Nove e mezza”

Arriva venerdì sera, arrivano le nove e mezza (io sostentata da tre arachidi, Chiara da due patatine gentilmente offerte da suo figlio, Anna dal sacro fuoco del master o non so cosa).
Bolgia infernale.
Ovviamente.

wolverine burton

Però a parte il panico iniziale (e la vergognosa mancanza di petali di rosa rossa sulla nostra tovaglia, a differenza degli altri tavoli…) la serata passa liscia e tranquilla.
In mezzo a tavolini strizzati con coppiette ancora più strizzate e tavolate di amici vari con figli per festeggiare in senso britannico (la festa di tutti i tipi d’amore e affetto) o amiche riunite evidentemente per protesta a questa festa 2Com. Che sta per Comandata Commercialmente.

Ma noi tre siamo brave in people watching e abbiamo notato diverse dinamiche sociali all’opera fra un tavolo e l’altro, abbiamo iniziato a parlare, astraendo dai presenti perché tanto non li conoscevamo e di certo non potevamo permetterci di giudicare, siamo finite a parlare quindi di “archetipi” generali in cui in genere vengono divisi uomini e donne: l’uomo alfa, la donna stronza (che non è una lettera greca), eccetera eccetera.

superheros

Da sinistra a destra: Chiara, che knitta furiosamente; Anna, per l’adamantio di cui sopra; rimango io, facciamo che la lucina nel mezzo è lo schermo illuminato del pc da cui bloggo, va ;)

Alcuni discorsi erano già stati affrontati vagamente in precedenza, ruminati da me medesima a lungo, infarciti da spezzoni origliati casualmente per strada e cose simili… e adesso sono pronta a scrivervi due bei post, quindi prossimamente vi beccherete il papirozzo dei miei pensieri.

E poi non dite che a San Valentino non pensavo a voi!!!

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3 pensieri su “Di uomini, valentini e femminismo

  1. Lanterna

    Anche a me Anna appare con la spina dorsale di adamantio!!!!
    Proprio oggi con le mie colleghe parlavamo di una signora russa che si è rimessa a studiare (medicina, mica ca$$i) alla bella età di 40 anni, perché la sua laurea sovietica non è riconosciuta in Italia. E io l’ammiro come ammiro Anna: l’idea di rimettermi a studiare, qualsiasi cosa, mi sembra ancora meno attraente del pulire il bagno.

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