Diritto a Lamentarsi


In barba alla legge dell’attrazione io credo che una volta ogni tanto abbiamo il sacrosanto diritto a lamentarci.
Quei cinque minuti in cui “sputerete il rospo” non vi causeranno sette anni di sciagura (non state rompendo uno specchio…), anzi, per come la vedo io vi faranno un gran bene.

Sempre in barba alla legge dell’attrazione ricordiamo tutti quel famoso adesivo per automobili, anni ’70, quello raccontato anche in Forrest Gump “La merda capita”, scusate il francesismo.
Siamo esseri umani ed è normale che qualcosa ci dia sui nervi, a questo punto devo fare due distinzioni:
1) è importante imparare a distinguere per che cosa valga la pena farsi saltare i nervi e per che cosa sia meglio conservare un po’ di tranquillità… non tutto è una questione di vita o di morte… mettendo in ordine le vostre priorità vi stupirete di quante cose NON vi daranno più fastidio.
2) e ancora, è importante conoscere la differenza fra “sfogo” e “lagna”.

Purtroppo ci sono al mondo persone che se non hanno nulla di cui lamentarsi si sentono perse, persone che pensano che lagnarsi in continuazione della stessa cosa (o comunque di vari aspetti della stessa cosa, o varie cose riconducibili sempre alla stessa causa) assicuri loro attenzione, rispetto, importanza… molta importanza… sembra quasi che avere motivo di lamentarsi sia sintomo di prestigio e competenza su un determinato argomento.*

Credo che citerò questo esempio finché avrò voce… o finché non sarà scolpito nella pietra su ogni culla: le donne della tribù pow-wow si incontravano fra di loro una volta la settimana, a discutere i loro problemi e consigliarsi soluzioni a vicenda. La settimana dopo si faceva il punto della situazione: se il problema era stato risolto, bene, se non era stato risolto ma erano sorti nuovi aspetti del problema via con altri consigli, e se non era stato risolto e non era stato fatto niente per risolverlo, nonostante i consigli già ricevuti, le soluzioni possibili a questo punto erano solo due: decidere di darsi da fare, o smettere di lamentarsene.

Eh già, perchè a un certo punto allora diventa gustoso lamentarsi, o no?
Alzi la mano chi almeno una volta nella vita s’è lamentato a ripetizione di qualcosa.
Ok…
Adesso siate onesti con voi stessi e ammettete di averlo fatto. Tanto lo so. L’abbiamo fatto tutti. Tranquilli, va bene così, è perfettamente umano.

Bene, se siete ancora in quella fase è ora di smettere, capisco che ormai sia diventato qualcosa di “sicuro” a cui attaccarsi, un modo per ricevere rasicurazioni e pacche sulla spalla; per certe persone diventa quasi un’affermazione di identità (“siamo” i nostri problemi, no?.. tristesse). Allora è qui che la “legge dell’attrazione” rientra in gioco, o senza volerle dare un nome così altisonante e senza tirare in ballo l’Universo, consideriamo solo l’aspetto psicologico.

In qualsiasi ricerca si finisce col trovare ciò che si cerca. Perchè se state cercando le fragole sarete attenti ad ogni dettaglio che possa condurvi là, sapete già *cosa* state cercando, manca il modo di arrivarci, o no? Quindi non noterete le querce, il tramonto, il trattore o la cinciallegra, noterete i fiorellini bianchi, le foglie seghettate, le bacche rosse oppure ancora verdi.
Stessa cosa per quello che vi cruccia: se siete concentrati su una cosa noterete sempre e solo elementi che confermano (o smentiscono, a seconda delle vostre necessità) le vostre teorie.
Il resto non vi turba.

E allora facciamo un esercizio apparentemente stupido… ma semplice ed efficace.
Se volete potete anche fare finta di stare giocando alle streghe.

Prendete un foglio di carta, una penna, un vecchio pentolino, un sottopentola e un fiammifero.
E iniziate a scrivere, buttate fuori tutto quello che vi dà fastidio. Siate incredibilmente acidi e cattivi, non risparmiate colpi, travasate bile ad ogni lettera.
Potete usare anche un intero quaderno se servisse.
Quando avrete finito di liberare la vostra mente, tipo pensatoio di Silente (tanto per rimanere in tema), quando avrete messo nero su bianco ogni paranoia, ogni complotto, ogni elemento che avete notato, ogni pensiero, ogni singola goccia di veleno, mettete punto e rileggete tutto con calma.
Anche mille volte se vi aggrada.

Poi appallottolate il foglio, buttatelo nel pentolino (appoggiato sul sottopentola così non bruciate il ripiano sotto… e mi raccomando mi raccomando mi raccomando vedete di fare questo mestiere in modo da non mandare a fuoco la casa, piuttosto mettetevi in bagno che almeno c’è la doccia a portata di mano) e dategli fuoco.
E godetevi la sensazione di aver ridotto in niente quello che vi dava tanto fastidio, di esservi liberati di un peso che ora è leggero come fumo e cenere.

Potete ripeterlo quante volte volete, state solo attenti, di nuovo, a non appiccare un incendio, per favore!!!
Non mi assumo responsabilità se i primi irresponsabili siete voi, ok?

Ed ecco fatto: va bene lamentarsi, appena succede qualcosa, per trovare una soluzione, o semplicemente per levarsi un sassolino dalla scarpa. Anche qui ci vuole una bella dose di onestà con se stessi per ammettere di essere in fase “lagnanza”.
Ma per favore, fatelo per voi stessi se non riuscite a risparmiare le orecchie altrui e liberatevi delle lagne. Vi assicuro che si sta infinitamente molto meglio passati quei cinque minuti da strega!

Pensate al tempo che risparmiate per accorgervi delle cose belle, ascoltare una bella canzone o mangiarvi un dolcetto!

* Come riconoscerle: questo genere di persone, e di lamentele, oltre ad essere palesemente negativi e succhia energia, non si limitano soltanto a discorsi del tipo “mi fa male la schiena”, il lamento può anche essere più subdolo, un semplice “argomento” sul quale tornano ripetutamente, con fare vittimistico-eroico. Non siate cattivi, non giudicateli, un comportamento del genere nasce da un loro malessere o frustrazione interiore (ci siamo passati tutti, e tutti dovremmo ricordarci cosa vuol dire). Stanno già abbastanza male per conto loro senza dover rincarare la dose 😉
Allontanatevi gentilmente, e occupate il vostro tempo con qualcosa di meglio!

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