Downshifting & co

Lately there’s been, at least online, a big buzz about downshifting, decluttering, recicling, minimalism & so on. And it all sounds good (at least I think the basic ideas are good), but…
There is always a “but” when someone gives an intro like this…

Nothing of this looks like the idea of the century, to me.
Let me explain: I grew up in a family where grandmas had chickens, or rabbits, and vegetable garden was a must. Which means that we always used what we had at home, that “spending money” was for something really useful and of good quality (basically, it was best to spend a little bit more to have something valuable), it also means that if a sock had a hole we mended it and if we couldn’t it became a dusting tool… things like these!

There’s a thing I really don’t like about this buzz: those who buzz the most seem to be kind of spoiled and bored people that, since they can not afford to spend like crazy, now are playing cool saying “I work less, I earn less but oh, I’m so nature-wise, therefore I’m cool, now please excuse me, I have to check out the Suv from the carwash and step to my family’s spa, I just got a text both on my blackberry and my iPad”.
Something’s wrong, it all sounds like an insult to those who have to struggle to make a living with a few hundred euros a month and a family to take care of.
I know, downshifting people are not all like this, but I can’t really stand these “Radical Chic” as I like to call them. Or “green” products that, just because they’re “green”, dare to cost a fortune (yes we do care about your health… but if you’re poor go get awfully cheap stuff over there, you looser…).

Well, the other day I wrote about starting to learn to accept things as they are, sometimes, and here “starting” is the key word XD

PS
A little disclaimer: I, as usual, exagerated with my writing, to let the idea be more clear, if you want we can talk about it (“ecofriendly” stuff has different production times and costs, yesyesyes I know!), but if you’re really upset by what I wrote just ask your conscience a couple of questions about incongruencies and sense of guilt…

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12 thoughts on “Downshifting & co

  1. Lanterna

    Non parliamo poi di quelli che vivono in città (di solito in zone belle) e mi attaccano la sviolinata del “tu sei fortunata perché abiti nella cascina in culo ai lupi”. Vediamo alla prossima nevicata o nebbia, poi ne parliamo!

    PS: ché poi capace pure che mi guardino male perché mi faccio portare la biocesta invece di fare l’orto. Avete mai provato a fare l’orto in una zona infestata di zanzare e tafani? No, voglio dire: se voglio perdere così tanto sangue vado all’Avis, almeno faccio del bene e non mi resta il prurito!

  2. Stella

    Io sono una cittadina e l’orto l’ho visto solo dal mio nonno in montagna, ero abituata a trovare l’insalata in busta nel frigorifero e le galline non le ho mai avute.
    Certo i propositi di decrescita non sono una novità assoluta (che cosa lo è, al mondo?), ma lo sono in relazione all’andamento dell’economia e alla diffusione di un’idea di benessere intrinsecamente connessa al consumo eccessivo, allo spendere e in definitiva al soldo.

    Di ogni cosa esiste il versante positivo e quello di chi prende ogni cosa come una moda. A me sembra comunque che sia cambiato il vento e questo mi rallegra, a prescindere dalla moda o meno. Anzi, magari una volta si diffonde una moda sensata!

    Per il resto, Cristina, l’insulto è buttare via il cibo, buttare via le cose ancora nuove, non voler comprare quello più sano. Io compro bio e certo non compro al prezzo del supermercato nè del discount; compro da produttori locali che non possono permettersi prezzi stracciati da economie di scala, non compro più i vestiti al mercato perchè so che dietro c’è lo sfruttamento dei lavoratori cinesi e ho imparato ad insospettirmi quando un prezzo è troppo basso perchè vuol dire che da qualche parte nella filiera qualcuno si sta affamando.
    Chiaro che se dovessi mantenere dei figli, dovrei rivedere il mio modo di gestire le spese, non potrei permettermi certo l’analisi che si mangia più della metà del mio stipendio, non potrei permettermi di uscire a cena quella volta che mi va. Mi sembra piuttosto evidente.
    Penso che ognuno abbia diritto alle proprie scelte e alle proprie priorità: c’è chi ha la priorità di spendere meno, c’è chi può permettersi di scegliere in base alla qualità invece che al prezzo. E’ giusto? No di certo, come non è giusto che al mondo ci siano persone che nuotano nell’oro e persone che non riescono a mangiare tutti i giorni. Ma non è qualcosa che dipende da me direttamente e per la quale posso combattere. Posso solo fare le scelte più etiche nella mia piccola vita (cercando soprattutto di pensare prima di agire e di fare un bilancio di costi/benefici) e credere che sono le piccole scelte etiche di ciascuno, anche fatte per caso (uno col suv dell’ambiente se ne fotte, garantito), a cambiare realmente il mondo.

    Questo è come la mia coscienza la vede :)

  3. Santo

    Questo è un post che classificherei come DOVEROSO. Credo, tra l’altro, non sia necessario neanche commentare ulteriormente, ho pensato a cosa scrivere su questo commento ma alla fine mi sono reso conto che sono d’accordo su tutta la linea e sottoscrivo ogni singola parola. Cerchiamo di farci tutti un esame di coscienza prima di proclamarci amici dell’ambiente e amanti del bio, perchè, giusto per fare un esempio, mio padre è un pensionato agricoltore che riesce a prendere quattro soldi in più rispetto alla pensione da statale SOLO perchè si spacca la schiena nel lavoro in campagna. Produce ovviamente solo “bio”, ma nessuno (dico NESSUNO) gli paga i prodotti della sua terra a peso d’oro…c’è CHIARAMENTE qualcosa che non quadra nel mercato del “bio” a prezzi che sembra abbiano scritto sopra “Prada” o “LV”…bisogna parlare avendo il quadro completo e soprattutto consocendo ogni lato della medaglia, non solo quello che ci piace di più e con il quale ci mettiamo a posto la coscienza.

  4. Stella

    Boh io i prezzi bio da LV non li ho mai visti, francamente.
    Il punto è che, allora, a guardare tutto il quadro, se compro al Carrefour sostengo davvero il gruppo del Signor Vuitton e sostengo un’impresa il cui operato e la cui comunicazione sulle politiche sociali non sono stati valutati come molto chiari. Se compro le banane non eque e solidali, sostengo delle imprese che sfruttano le monocolture dei paesi cosiddetti in via di sviluppo. Se compro all’Esselunga, arricchisco i distributori a svantaggio dei produttori e pago dei soldi ad un’azienda che non si comporta in modo corretto con i propri dipendenti.
    Le variabili del quadro sono tante.
    Quello che intendevo dire è che, a parte le persone che, appunto, hanno il suv e si proclamano ambientaliste, che evidentemente non hanno molta coscienza nè di quello che fanno nè di quello che dicono, gli altri, probabilmente, a giudicare insomma da quello che succede a me, fanno un percorso di consapevolezza, che può essere fatto anche di sbagli e correzioni, come è naturale che sia, ma che è meritevole per il fatto stesso di esistere, cioè per il fatto stesso che ci si ponga il problema e se ne cerchino, magari prendendo vie traverse, le soluzioni.
    Preferisco le discussioni costruttive, gli articoli di informazione, la proposta di un punto di vista positivo e arricchente.
    Voilà.

    1. Euforilla Post author

      Qui ormai si esula dai fini di questo post (che voleva essere uno sfogo e un “purtroppo c’è gente che dice cose diverse da quelle che fa e così facendo rovina un po’ quelle che sono idee belle e assolutamente condivisibili”), ci sarebbe da mettersi a discutere di marketing, battage pubblicitario, speculazioni, certificazioni… insomma, non che non si possa fare, ma decisamente fuori dalla portata di questo post :)

  5. Siobhan/Facets of the Fabulous

    This is really thought provoking, you strike a cord about HOW damn expensive ‘green’ products are, when for example so many eco cleaning products are ridiculously costly but eco-cleaning with white vinegar and lemons kick ass for pennies. Perhaps ‘downsizing’ for the moment is merely the latest in along line of fashionable trends, and with that comes with a lot of nonsense that actually distances such trends from their original purpose. Thanks for such a great post!

  6. Daniela

    il tuo post mi ha fatto pensare a mia madre. Lei non si è mai definita ambientalista nè tantomeno sa cosa sia la decrescita felice. Di economia non capisce niente e non ha mai avuto i soldi in banca, solo alle poste come buoni fruttiferi. Ti assicuro che in casa mia viene tutto riciclato e usato fino allo sfinimento. Le auto per esempio sono state sostituite solo quando si sono fermate stremate in mezzo alla strada senza più speranza di ripartire, tranne ovviamente la mitica 500 che ancora ha il suo posticino in garage. Sai perchè succede tutto questo a casa mia? perchè mia madre è stata povera, ma di quella povertà vera vera che ti segna, quella che non ti permette di comprarti i libri su cui studiare o di avere più di una gonna nell’armadio (non esagero). Se a mia madre parli di eco chic ti guarda strano e ti dice di spegnere subito la luce che ci si vede benissimo anche così! Non ti nego che è difficile vivere con una persona del genere perchè ha privato me di tante cose anche se non sarebbe stato necessario. Ora però prendo il buono dei suoi insegnamenti e ne faccio tesoro.
    Buona settimana
    Daniela

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