Oriente in fermento

Negli ultimi giorni m’è capitato di assaggiare due piatti orientali “strani”.
Dove per capitato intendo: li ho comperati io di mia spontanea volontà e per “strani” intendo strani per noi italiani/occidentali.

Nello specifico si tratta di Natto (giapponese) e di Kimchi (Coreano).

Partiamo dal Natto.
Sono fagioli di soia fermentati. È ricco di proteine, magnesio, potassio, calcio, ferro, di vitamine B2, B6, E, K2, e pare ottimo alleato contro il colesterolo e ottimo anche per la salute delle ossa. Inoltre è povero di sale e grassi, e non ha glutine.
Da vedere sembra abbastanza disgustoso, questa colla viscidosa piena di pallini.
Stando a wikipedia agli occidentali risulta insopportabile e i giapponesi si dividono in chi l’adora e in chi non lo sopporta.
Insomma, o bianco o nero.

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Si presenta in scatolette di polistirolo, con bustine di condimento (nel mio karashi, senape giapponese, e salsa di soia), si versano i due condimenti nei fagioli, si gira vigorosamente per far sviluppare i fili collosi e si mangia, tradizionalmente a colazione, su una ciotola di riso (con magari cipollotto fresco e sesamo sopra) oppure in altre preparazioni (zuppe eccetera)
Io l’ho mangiato a colazione e sul riso (ma senza cipollotto o sesamo e sì, nella foto, ho dimenticato di girare la senape e la soia PRIMA, ma ho recuperato mischiando tutto col riso).

Partiamo dall’odore, che tutti dicono essere tremendamente forte. Ora, io non credo proprio di aver preso il natto senza odore, ma non l’ho nemmeno trovato così forte. Il taleggio nostrano, per dire, puzza molto ma molto di più.
L’odore è un po’ maltato, un po’ fermentato… tipo un bicchiere sporco di birra che non è stato sciacquato per una notte. Sì, lo so, non è una descrizione esattamente poetica, e come odore con la birra c’entra proprio poco, ma era per dire “tipo”, appunto.
Non c’è nulla di paragonabile nella cucina italiana.
Resta che non m’è sembrato un odore né particolarmente forte né particolarmente cattivo.

Con un tè kukicha (tè verde affumicato) è la morte sua!

Con un tè kukicha (tè verde affumicato) è la morte sua!

Parlando della consistenza, sì, è appiccicoso, un po’ come quando mangiate il rosso dell’uovo rimasto alla coque, appiccicaticcio. Ma non sgradevole.
A masticarlo è strano, sembra di masticare qualcosa di arioso, schiumoso.
Ma di nuovo, non sgradevole.

Per quanto riguarda il gusto, infine, non saprei dirvi bene di che cosa sa, ha un sapore un po’ affumicato/bruciaticcio (come il retrogusto del caffè), ma i fagiolini in sé sanno di poco, fortunatamente c’erano senape e salsa di soia a dare un po’ una botta di vita.

Resoconto finale: non male.
Ora, fra “lo odio” e “non male” ci passa un sacco, ma così come fra “non male” e “buono!”.
Insomma, se dovessi tornare in Giappone e me lo offrissero (o mi sfidassero per la natto challenge) riuscirei a mangiarlo senza problemi, anzi, quasi a godermelo (soprattutto se c’è un po’ di cipollotto fresco e di sesamo tostato a farmi compagnia).
Ma per ora mi sono tolta lo sfizio e la curiosità e non credo lo ricomprerò.

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Passiamo alla Corea. Al Kimchi.
Il Kimchi è cavolo piccante fermentato. Si trova anche in versioni con molte altre verdure, è quindi ricco di vitamine (B1, B2, C), carotene, calcio e ferro, e di fibre. Inoltre il contenuto calorico è basso.
Anche qui l’ho sentito presentare come qualcosa di fortissimo, dal sapore troppo strano per gli occidentali.
La mia preoccupazione era più sul grado di piccantezza, visto che non sono molto abituata a mangiare piccante.
Secondo me troppi si fanno spaventare dalla parola “fermentato”.
La birra, il vino, lo yogurt, il formaggio… quanta roba abbiamo noi, di fermentato? Essù, dai!

Lo spadello con un pochino di burro, come avevo trovato consigliato su internet, e lo servo su una ciotola di riso.

L’odore è forte, si sente già anche il peperoncino, ricorda vagamente dei sottaceti. E i crauti tedeschi…

La consistenza è quella di verdura cotta, molliccia, con parti più acquose.

Il sapore è piccante, agrodolce. Questa recensione è breve semplicemente perché il Kimchi m’è piaciuto parecchio già al primo assaggio, quindi credo proprio che lo riprenderò!
Molto probabilmente quando il tempo si farà più freddo, per provarlo in un ramen… brodo caldo e cavolo piccante? Chi è più forte adesso, eh, inverno??? 😀

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