Tokyo e il primo okonomiyaki

Sei “sleep deprived”, le percezioni sensoriali sono alterate, non riesci a leggere i cartelli che ti si parano davanti (no davvero… per ovvi motivi: non parliamo giapponese), sono le tre del pomeriggio e per te sono le cinque del mattino di due giorni prima, devi comunque tirare un orario decente per andare a dormire, altrimenti ti si spapera tutto il viaggio. Hai in corpo solo un panino del subway, versione giap, con salmone e avocado (buono eh, però non è una notte di sonno).

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Foto fatta per caso ma venuta benissimo da Sa, ringraziamo U_U

Questa era la situazione tragicomica al nostro arrivo a Tokyo, più di un anno fa, in luna di miele.

Romantico.

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Faccia da 13 ore di volo-tipo-corriera e “dobbiamo aspettare fino alle tre che le stanze sian pronte” (ma il giardinetto m’ha ricaricata)

Torre di Tokyo, giardini, un tempio, una campana gigante, un alberghetto piccolo ma carino e pulito. Grattacieli e giardini zen uno in fianco all’altro. Lonely Planet alla mano ovunque. Mi scotto all’ombra dei palazzi in una giornata nuvolosa. Yes I can.

Sa posa come modello di riferimento per la grandezza della campana

Sa posa come modello di riferimento per la grandezza della campana

Ma finalmente la sera arriva e decidiamo di provare la cucina di papà Marrabbio. Gli okonomiyaki.
Entriamo in un posto, consigliato dalla guida, in una stazione dei treni. C’è gente di tutte le età. Ci fanno sedere a un tavolino piccino con piastra incorporata.
Ci servono dei cubetti di maiale che si squagliano in bocca, ci portano un piattino super-kawaii coi polipetti disegnati.

Kawaii!!!

Kawaii!!!

E poi ci portano i nostri okonomiyaki. Lo sentirete descrivere come la “pizza” giapponese… solo perché è tondo e ci metti su quello che vuoi? Se proprio vogliamo paragonarlo a qualcos’altro, paragoniamolo a un pancake salato, ma anche questa cosa non rende l’idea, è un okonomiyaki e basta. Punto.

Okonomi significa letteralmente “come vuoi tu, a tuo piacimento”, mentre yaki significa “cotto, grigliato, piastrato”, insomma, cucinato.

Gnam gnam gnam

Gnam gnam gnam

Mentre il tavolo di adolescenti alle nostre spalle se la ride per la nostra incapacità di mangiare adeguatamente con le bacchette (noi tentavamo di tagliare la frittella con la spatolina, mentre loro lo facevano allegramente con la punta delle bacchette di bambù), pian piano ci prendiamo la mano e assaggiamo una delle cose più buone di questo mondo.

Per la ricetta vi rimando al prossimo post :) (che suspence eh?)

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