Il mio grosso grasso matrimonio italo-spagnolo 3: la caccia all’abito (parte 1 di 4)

Parte uno di quattro: La Valanga Di Ma

Io di solito funziono così: devo andare da qualche parte che richiede di vestirsi in un certo modo, penso a cosa piace a me di quel certo modo, al colore, al clima che ci sarà, mi faccio un’immagine mentale e vedo cosa trovo nel mio armadio, nell’armadio di parenti varie e se devo proprio nei negozi.
In genere nei negozi non trovo mai un tubo di quello che avevo in mente io: o sono in ritardo di decadi o sono in anticipo di un anno o due, che poi è più o meno la stessa cosa.

Me, hunting for a dress

Io, a caccia di un vestito, notare la disperazione negli occhi…

Per il matrimonio di mio fratello, dopo essersi fatti fare il lavaggio del cervello come spiegato qui (e tenendo in considerazione queste altre cose qui, e queste, e anche queste), ero arrivata alla conclusione che avrei voluto un vestitino semplice fatto come segue:

Verde ottanio
Lungo fino al ginocchio
Vita segnata
Gonna svasata
Senza maniche
Scollo a V
Con sopra un bolero a maniche corte

Grazie poi al suggerimento geniale di Lanterna stavo già surfando ebay india alla ricerca di sari di cotone per farlo fare alla sarta.

Ma qui forse serve un flashback.
Due giorni dopo il lieto annuncio mi suona il telefono, è mia madre, solite facezie e poi “Ti passo tuo papà che deve dirti una cosa” tutta seria.
Panico, ovviamente vado in panico, non andiamo tutti in panico quando qualcuno ti dice “devo parlarti”? E immaginatevi se fosse vostra madre a dirvi che vostro padre deve parlarvi. Cioè, aiuto!
“Cri, ascolta una cosa”
“Ssssssìììììì???” Nonchalance, agisci con nonchalance, hai solo la voce al telefono per fortuna, vai, tranquilla
“Il vestito per il matrimonio di tuo fratello te lo regalo io, quindi sceglilo bello, quello che vuoi ma sceglilo bello”
“ah! tutto qu… cioè, wow, grazie papà che bello!” fiuuu!!!

Quindi rivolgermi a una sarta non sarebbe stata un’idea né così folle né poi così costosa (anzi…).

Ma ahimé, ahinoi, le donne di casa (che, mi perdonino per lo sbugiardamento pubblico ma dico solo la verità, in genere si scrivono su un foglietto di carta i click necessari per accendere il pc e andare su internet) hanno trovato un sito “chefaabitidacerimoniamavedessichebelli!”
“Sì, poi ci guardiamo maaa… io stavo pensando di farmelo fare con un sar…”
“Manondiresciocchezze! Tu e sempre le tue cose da fricchettona, e com’è che te lo faresti fare e da chi, hai la sarta? Ma di cotone, ma ti pare? Ma no ma un sari non va mica bene non vai mica in vacanza, ma blablabla”

Insomma, travolta da una valanga di MA accantono per un pochino l’idea della stoffa da sari (anche perché nel mezzo aspetto risposte dai venditori per sapere se spediscono in Italia -no, non quelli che piacevano a me- e che tipo di stoffa fosse -se non è cotone soffro-).

E cosa succede allora? Si sta a casa ognuna a guardarsi il sito per farsi un’idea e poi va a cercarsi in negozi normali qualcosa di simile?
Forse là fuori nel mondo qualcuno fa così.
Non noi.

Noi organizziamo spedizioni punitive di sei donne, dai 10 agli 80’anni, in tutti (e quando dico tutti credetemi che sono davvero tutti) i negozi di abiti da cerimonia raggiungibili con un massimo di un’ora di automobile.

(continua…)

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