Via con la timidezza parte 3


Tanti articoli consigliano sempre gli stessi modi per sconfiggere la timidezza.
Ma mi è sempre sembrato che chi li scrive non sia mai stato davvero timido.
L’altra volta ho parlato delle diverse cause che possono scatenare la timidezza, ma alla fine secondo me i metodi per risolverla sono sempre gli stessi.

La farò breve, perchè se vi spiegassi tutto il mio percorso probabilmente ci vorrebbe un libro e, anche se l’argomento preferito di ogni persona su questa terra è se stesso, non credo che abbiate voglia di leggere così tanto su un blog.
Però posso dirvi che ho grande esperienza di prima qualità e che non è mia intenzione “dare la colpa” a nessuno per la mia timidezza.

Non ricordo come quando o perché io abbia iniziato ad essere timida, ci sono certi “filmini di famiglia” dove canto e ballo senza problemi, ma forse uno si dice che sono solo giochi da bambino.
Ricordo però che i “problemi” più grossi me li ha dati verso la fine del liceo, infatti durante le medie e i primi anni da liceale non mi interessava, o almeno professavo che fosse così, quello che gli altri pensavano di me, ero un concentrato di “ascolto punk, me ne sbatto, ho le finte doc gialle con i pantaloni di velluto a coste viola e la felpa rossa, e allora???!”.
Poi è stata una parabola discendente, fino ad arrivare a farmi seghe mentali se sull’autobus dovevo schiacciare il pulsante per la fermata, perchè chissà cos’avrebbero dedotto gli altri da come era messa la mia mano/manica/bracciale/unghie, da come schiacciavo il campanello, dalla fermata a cui scendevo, da come mi alzavo e da come mi muovevo. Insomma… paranoica eh?
Nonostante questo però mi comportavo “come al solito”, ovvero il classico essere un po’ più esuberanti del dovuto per riuscire simpatici e soprattutto per nascondere la timidezza.
Fra l’altro avevo pure iniziato a prendere lezioni di canto.

Ed ecco l’errore madornale.
Quando fate qualcosa che vi piace, e lo fate perchè vi piace farlo, se poi ha anche “benefici aggiunti” quali, nel mio caso, potermi aiutare contro la timidezza NON fate l’errore di trasformare il vostro svago in una cura.
Non so per quale strano transfert il canto da hobby era passato a terapia, e da mezzo per risolvere il problema quasi al problema stesso.
Mi dicevo che avrei dovuto prenderci la mano, e meno mi riusciva più mi agitavo, meno risolvevo il mio problema, anzi, più si aggravava. Eppure, prof, a casa la sapevo!

Altro errore da evitare. Troppi “esperti” consigliano sempre le solite cose e soprattutto sproloquiano su quello che bisogna fare, dimenticando che ognuno è fatto a modo suo, che ognuno deve trovare la sua via e che ognuno ha un diverso tipo e approccio.
Dicevo, altro errore da evitare è opporsi alla timidezza. Eh, brava, e come la elimino?
Eliminando l’idea di un’eliminazione. Il mio non “dare la colpa” a nessuno per la mia timidezza sta anche in questo: finché vi crucciate per l’essere timidi, finché state a scervellarvi, perdere il sonno e il senno per capire qual’è stato il traumatico evento scatenante (e se non ce ne fosse stato uno ma solo una serie di piccole circostanze che pian piano vi hanno trasformato?), finché cercate tutti i possibili responsabili (mia madre mi ha represso! mio padre non mi ha mai fatto i complimenti! la mia famiglia ha aspettative troppo alte! la società non mi permette d’esprimermi! A scuola erano tutti stronzi! sono un’incapace su qualsiasi fronte!) non vi prenderete mai la responsabilità di cambiare le cose.

Diciamocelo: ha poi così tanta importanza capire quando e come e perchè e chi? Voglio dire, capirlo, per quanto terapeuticamente utile forse, non cambierà lo stato delle cose, cioè che ADESSO voi siete timidi e ci state male.
Allora facciamo una cosa. Facciamo che ci diciamo “ok, sono timido, e allora?”, iniziate ad accettare la cosa e mettetevi in testa che la timidezza non è un peccato capitale, non bisogna essere timidi di essere timidi,e fa parte di voi, come avere i capelli di un certo colore, le gambe di una certa lunghezza e le mani di una certa forma.
Anzi, già che ci siamo, ringraziamo di avere capelli, gambe, mani e tutto al suo posto, che la timidezza è il minore dei mali possibili!

Una volta che avrete imparato ad accettarvi (che non significa scrivere lodi alla vostra timidezza, ma accettare il fatto che ci sia, imparare a conviverci e limitarla nel suo spazietto, ricordate il discorso sui limiti?) allora potete iniziare a lavorarci su.

Credo che la mia risalita sia cominciata un annetto fa circa, quando sono andata in Erasmus, quando mi sono catapultata in uno studentato stile Shining incontra Bidonville, dove non conoscevo niente e nessuno, e quando ho incontrato persone meravigliose, motivate, appassionate, positive, e quando ho trovato blog e siti di ragazze un po’ come me, in giro per il mondo, e armate di un fortissimo pensiero positivo. E poi EFT, LdA, Affermazioni e compagnia bella.
Infine quest’inverno fra i compiti di Charade e il Radical Self Love di Gala ho messo in pratica, sistematicamente e continuativamente due semplici pilastri:
trattati come tratteresti il tuo migliore amico, e se scivoli (ed è perfettamente normale e comprensibile) nel pensiero negativo e nell’autocattiveria fai una non-punizione: fatti un complimento, abbracciati, sorriditi allo specchio, qualsiasi minchiata pur di ricordarti che in fondo ti vuoi bene.

Come fanno unicorni ed arcobaleni a risistemarti la timidezza?
Beh, non lo fanno da soli, lo fanno pian piano, ma se ti vuoi bene e lo sai la prossima volta in cui “sbaglierai” non avrai la solita reazione in cui t’incazzi con te stessa perchè sbagli, o peggio (ed era il mio caso) ti blocchi per non sbagliare e ti incazzi con te stessa perchè ti blocchi.
Pian piano, con un po’ di Costanza e Perseveranza si diventa semplicemente più morbidi con se stessi.

Errore numero tre: pensare di dover essere un tuttuno granitico. Avevo 17 anni e pensavo di dover essere un esempio etico e morale di coerenza, di dover assolutamente essere in un modo unico, non contraddittorio, fare ciò che dicevo e non avere scampo se avessi mai dovuto -argh sacrilegio!- cambiare idea su qualcosa, non è corretto!

Al diavolo (risparmiandovi una psico-retrospettiva adolescenziale) la stasi è morte, il cambiamento è evoluzione, vita.

Eventualmente, per andare incontro a tutti questi tre errori, una “stage persona” non è affatto una cattiva idea (oh, l’ho capito dopo aver sbattuto la testa contro questo muro più e più volte, ma purtroppo sono fatta così, devo prendere delle sonore cartellate in faccia per capire l’evidenza a volte… sic…): Oscar Wilde diceva di dare ad un uomo una maschera, se si voleva che dicesse la verità… io non credo che la verità esista, credo ci siano solo tante fette di realtà, ma in ogni caso, una maschera, all’occorrenza, male non vi fa, non significa essere degli impostori o degli ipocriti (come ahimé pensavo), significa mettersi qualche paracolpi, avere un salvagente a portata di mano, un po’ di cuscini antiurto intorno.
Insomma, decidete come e quando essere timidi (in genere uno decide “a casa, nel privato, nel quotidiano”) e poi quando usare la vostra super scintillante maschera, che, notate bene, non vi nasconde completamente in favore di qualcosa che non siete, ma mette in risalto i lati forti e protegge quelli deboli (ho volutamente evitato di usare parole come “migliori” e “peggiori”, altrimenti ritorniamo sul punto che la timidezza è un difetto, è qualcosa di negativo, dimenticare, di cui vergognarsi).

In una parola il mio consiglio da esperta in materia è questo: flessibilità.
Che significa essere mentalmente elastici per capire cos’è svago e cos’è cura. Essere morbidi con se stessi, ricordandosi che siamo il nostro primo migliore amico (e che vi piacciate o no dovrete vivere con voi stessi finché campate, quindi tanto vale andar d’accordo!). E infine essere malleabili per il cambiamento.

Ah, e ricordatevi di respirare.
No, seriamente!
Uno dei consigli più diffusi è “concentratevi su quello che state facendo”… oh genio, ma è proprio quello che sto facendo che mi innervosisce!
Allora imparate a concentrarvi sulla respirazione.
Inspirate, a pieni polmoni, abbassando il diaframma, riempiendovi d’aria dalla pancia fino alle clavicole, espirate a fondo, completamente, fino all’ultima goccina d’aria, dovete diventare blu dallo sforzo.
Poi sentirete come i polmoni si riempiono da soli di un’aria che così buona non l’avete mai sentita.
Da qui sentite solamente l’aria che vi entra dalle narici, la pancia che si gonfia, il diaframma che si sposta e l’aria che esce dal naso un’altra volta.
Stare concentrati sulla respirazione è il primo passo per qualsiasi tipo di meditazione ed esercizio fisico.

Fidatevi che fa la differenza, se il vostro cervello rettile (capitolo primo 😉 è impegnato in quella funzione vitale che è la riserva d’ossigeno, avrà poco tempo per accorgersi della finta paura che aleggia intorno a voi.

In ultimo, l’esercizio fisico aiuta davvero: oltre a darvi, col tempo, un migliore aspetto fisico (che di certo male non fa all’autostima) vi dà, subito e soprattutto, una dose d’endorfine e rilassatezza muscolare e capacità di concentrazione sul fisico con conseguente distensione mentale impareggiabile in questi casi.
E bevete tanta acqua… e mangiate sano e dormite bene, ma queste sono le solite cose 😉

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4 pensieri su “Via con la timidezza parte 3

  1. Euforilla

    Thank you for your comment Amanda!
    That's exactly the reason why I wrote it, to show that someone shy can change if s/he really wants to!
    With self-acceptance and with putting him/herself into challenges!

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