Via con la timidezza parte 2


L’ultima volta vi ho lasciati dicendo che la timidezza può non essere ciò che sembra.
Ho letto di recente due cose che mi hanno lasciata a bocca aperta.
Introversione e timidezza sono due cose diverse. L’introversione è un tipo di carattere, di attitudine verso il mondo che porta l’introverso a concentrarsi più sul suo mondo interiore, ad avere una sensibilità diversa rispetto agli estroversi, forse lo porta ad idealizzare un po’ troppo e viste le spinte della “società” a sentirsi pure inadeguato perchè non è estroverso. Ma non è necessariamente timido, può diventarlo se lo si convince di questo.
La timidezza invece è qualcosa che più probabilmente si apprende, dalle esperienze, dalle circostanze. E può essere cambiata. (Per amore d’onestà si può anche cambiare dall’introversione… o semplicemente accettare il fatto d’essere introversi e amarsi per quello che si è: una persona riservata con una grande sensibilità e ricchezza interiore. Qui un sito tutto dedicato all’Introversione).

E l’altra cosa che mi ha davvero fatto cadere la mascella più o meno al livello delle ginocchia è stata che la timidezza può essere sì scarsità di autostima, o mancanza di conferme positive (ovvero: fate qualcosa di sbagliato? venite rimproverati. Fate qualcosa di giusto? E’ solo il vostro dovere, nessun elogio) ma soprattutto può essere causata da un’eccessiva stima di sé.

Come come come???
Ma il timido non è quello che si sottovaluta, non ha fiducia in se stesso e tutte queste amenità?
Sì, vero, ma a quanto pare si può diventare timidi anche avendo un’idea troppo alta di se stessi. Come funziona? Semplice: pensate, a un livello non proprio cosciente, di essere super, molto intelligenti, molto creativi, molto belli, molto bravi in tutto ciò che fate. E quindi riservate per voi stessi standard altissimi, quasi impossibili da raggiungere. E lo sapete che sono impossibili da raggiungere, li avete pianificati voi! E così non provate nemmeno, non vi sentite all’altezza, non vi sentite adeguati, non vi sentite abbastanza. Le vostre azioni non rispecchiano le vostre idee. E allora uno si chiude, smette di tentare, la paura del fallimento con se stessi si trasmette al di fuori e così vi chiudete in voi stessi, chiunque sembra/appare/è meglio di voi, vi sentite lasciati indietro.

E cosa si fa a questo punto? Con un’autostima gonfissima ma inutilizzabile?

La si sgonfia, si accetta sia di essere timidi e aver paura di fallire, sia di non essere perfetti e che quindi volersi bene è importantissimo, si impara che fallire è parte di quel volersi bene, e si impara a non essere perfetti. E poi si prova.
A fare cosa?
Tutto quello che volete.

A qualcuno di voi, soprattutto se si riconosce in questa categoria di timidi, sarà venuto in mente “eh, sì, ma se non sono perfetto come faccio a fare tutto?” o almeno un moto di obiezione non meglio specificato.
Non essere perfetti significa avere la possibilità di sbagliare e imparare dagli errori, e significa avere dei limiti.

Molti dicono che i limiti servono solo ad essere superati, e sono abbastanza d’accordo, vederli come gradini di una scala da percorrere è qualcosa che aiuta a mantenersi motivati.
Ma ci sono anche limiti che per quanto possiate impegnarvi non sono superabili.
Per quanto lo vogliate, per quanto vi alleniate e vi ci impegniate e ci proviate se siete alti un metro e una ciabatta difficilmente vincerete il guinness dei primati come persona più alta del mondo.
Ma pensateci un attimo: escluso il guinness dei primati, esclusa l’NBA, esclusi certi lavori (e qui forse potrebbe essere un po’ più dura da digerire, ma aspettate almeno la prossima frase), escluse le cose che proprio non potete fare… quante altre ne avete a vostra disposizione?

Un limite non è necessariamente qualcosa di negativo, anzi, a volte può aiutarvi a stimolare la vostra creatività, le vostre possibilità.
So di corsi di pittura che come compito richiedono di dipingere 100 quadri, tutti con lo stesso soggetto, ma ogni volta con un materiale diverso, senza poterlo usare due volte.
Una cosa simile succede nei corsi di scrittura creativa: scrivi dieci storie, una per genere narrativo, di tot cartelle, con un semaforo come protagonista.
Provate a pensare a come portereste a termine questi compiti. Pensateci adesso, sul serio, per un attimo.
Vi siete resi conto di come siate stati costretti a pensare fuori dagli schemi?

Invece di pensare che non avete autostima e non l’avrete mai, invece di pensare che timidi come siete non potrete mai fare altro, invece di opporvi muro contro muro con la vostra timidezza, perchè non provate a dirvi “ok, sono timido… e allora?” e provare a immaginare quante cose potete fare pur essendo timidi!

Al prossimo pezzo, per spiegarvi come io ne sto uscendo… e per risparmiarvi i miei errori!

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