Via con la timidezza parte 1

screenshot by me, dal DVD di Alice in Wonderland, di Tim Burton

Sono convinta che tutti siano timidi, almeno un po’, almeno per quanto riguarda certi piccoli aspetti della vita.
Altrimenti ci sarebbero molti più esibizionisti spacconi e sbruffoni.
E sono anche convinta che alcuni di questi esibizionisti lo siano per mascherare la loro “debolezza”, la timidezza appunto.

Molti grandi cervelli in passato hanno elogiato la timidezza: virtù del riflessivo, favorisce il pensiero e la saggezza, non parliamo poi di quanto gentili donzelle e il fascino misterioso esercitato dai loro rossori e pudori facesse presa.
In più ultimamente ho letto di libri che trattano della timidezza dal punto di vista della perpetuazione della specie: il timido ha un ottimo istinto per le situazioni pericolose e impara a fuggirle, salvandosi così la vita.

Suona familiare ai conigli vero? Avete mai letto “La collina dei conigli”? Io sì, è un libro spettacolare, vi fa desiderare di essere un coniglio! Però, per come sono fatta, meglio che mi metta a parlare di questi batuffolini saltellanti in un post a parte!

Io stessa sto lavorando da un sacco sulla mia timidezza, e modestia a parte credo di essere riuscita a fare qualche miglioramento. Non sono ancora “a posto” come vorrei, ma qui entrano in gioco le elucubrazioni con cui mi sto dilettando ultimamente:

1) la “timidezza” si manifesta in molte forme, alcune addirittura patologiche. Per ogni livello di timidezza c’è una soluzione: dal farsi un po’ più coraggio e mettersi in gioco, al cercare un aiuto professionale medico/psicologico.
2) la timidezza ha varie manifestazioni fisiche: è basilarmente una reazione di paura a una situazione “minacciosa”. Ne è responsabile il cosiddetto “cervello rettile“, quello deputato alle funzioni istintuali (far battere il cuore, respirare, sbattere gli occhi…). In quelle situazioni quindi il cervello rettile reagisce per predisporvi fisicamente alla fuga, per esempio spostando più sangue nelle gambe, per poter correre via.
3) e infine, ovviamente, la timidezza ha un’infinità di cause, ancora non stabilite unanimemente, siano genetiche, educative o psicologiche.

La chiave per reagire positivamente a questi stati di “paura irrazionale”, a quanto pare, sarebbe ripetersi che non si è in pericolo, concentrarsi sulle cose razionali, concrete, e non sulle paure irrazionali… già…
Qualcuno vuole dirglielo a tutti quegli scrittori di “come uscirne” che quando sei nel bel mezzo di quella botta di caldo, quella tachicardia improvvisa, quel nodo alla gola, quel rossore alle guance, quell’obnubilamento mentale, non è che ti metti lì a pensare “Uh, devo star tranquillo, inspira, espira, pensa alle cose razionali, concrete, questo non è razionale”… se ne fossimo in grado, così in automatico, non saremmo timidi… o no?

Però effettivamente un paio di cose le ho imparate: spesso è tutto nella nostra testa, ci sono cose che vanno accettate, ci sono cose che vanno preparate e allenate e praticate, siamo tutti sulla stessa barca, i “limiti” non sono necessariamente una cosa negativa, e la timidezza potrebbe non essere ciò che sembra…

Dopo questa illuminante, brillante, originalissima introduzione, ho deciso di dividere l’argomento in più post, così da darvi il tempo di digerire la cosa con calma di volta in volta.

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